ORA di marco chiurato

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Cari amici, voglio salutarvi per l’ultima volta prima di cambiare vita, sicuramente migliore.
Una decisione che da tempo continuo a rimandare,
ma questa volta ho capito che la strada giusta è questa.
Sono convinto, stanco del male, stanco di tutto, stanco di dormire poco
Ciao a presto
marco

presso cleto munari via a. gen. chinotto 3 vicenza
opening 21 giugno 2012 ore 19,00
28 giugno 2012 – 28 luglio 2012
Orari, da lunedì a venerdì
10-12,30
15-18,30
sabato su appuntamento 0444323318
catalogo in mostra

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Non ha la mostra di Marco Chiurato finalità esaustive;
troppo intensa è l’energia creativa dell’artista.
Piuttosto essa è diretta ad esprimere uno degli ultimi momenti del suo effervescente lavoro dal ritmo sempre innovativo.
Inoltre la mostra acquista un valore aggiuntivo per il richiamo dello spazio espositivo,
arricchito dalle collezioni di risonanza internazionale dello Studio Atelier Cleto Munari.
I nuovi lavori di Chiurato vivono di libertà e di intenti sottesi a smuovere lo stato
contemplativo dello spettatore per condurlo ad essere protagonista di un’azione.
Sono così mirati da vivere per sensibilità profonda e non accademica,
tale da trarre uno slancio,
che rende difficoltoso il pensiero di assegnare all’artista l’identità di scultore,
per il linguaggio che si rinnova nei materiali e nelle tecniche -terracotta,
solidissimo zucchero-, oppure di inserirlo nel filone della video-arte e delle installazioni.
Sono tutte opere emozionanti collegate al senso della vita,
tese nei diversi progetti verso un significato avvertibile,
che inizialmente può sfuggire al momento dell’ incontro.
Ed ecco l’idea nelle installazioni di un’integrazione costante fra arte e realtà in “SuiciDIO”,
la maglia di corda da scomporre fino ad arrivare alla scoperta finale del cappio;
oppure “I kill for life”, che richiama, fra memorie infantili ed esperienza del dolore,
all’angoscia di una scelta, che diventa esplosiva nel dare una “morte dolce”
al malato terminale unito alla vita da uno stimolo meccanico;
ed incontriamo “Fratelli e sorelle”, l’alberino dalle foglie al vento,
che per l’azione di un aggressivo motore, si rivolta contro chi lo spegne.
Come del resto l’opera in terracotta “Assolto”
incorpora in un cubo la fragilità della vita di un feto da scoprire.
E al seguito di queste opere, ancor più cruciale appare il video,
che mostra la condizione degli Ebrei e la violenza spietata dei campi di sterminio,
così da non rimuovere nell’attualità,
attraverso l’arte, la memoria e il formarsi di una coscienza sul passato.
Maria Lucia Ferraguti Vicenza, estate 2012

alcune opere esposte.
“Fratelli e sorelle”
La crescita e l’evoluzione di una pianta sono determinati da diversi fattori:
il luogo in cui si trova, le condizioni atmosferiche, l’intervento dell’uomo…
Ogni pianta ha la sua storia.
Proprio come per le piante, la crescita di ognuno di noi è condizionata
sia da fattori genetici, propri di ciascuno, ma soprattutto da fattori ambientali,
dal contesto sociale, che può influenzare la crescita in modo positivo o negativo.
E proprio le condizioni sociali sono rappresentate dalle lame che circondano il tronco:
la pianta quindi sarà costretta a crescere dritta, per non essere ferita
Spesso ognuno di noi
adotta comportamenti poco spontanei per paura del giudizio sociale.
La vera forza sta nell’elusione delle convenzioni per non tradire il proprio essere
e quindi in una crescita armonica, nonostante qualche cicatrice…fratelli e sorelle”

fratelli e sorelle

 

“addio”
Il legame madre-figlio è unico e tra tutti il più affascinante. Quando nasce un bambino, nasce anche una madre e quindi una nuova relazione, iniziata nove mesi prima.
Il feto e la madre danzano all’unisono per mesi,
respirano, mangiano, dormono insieme, vivono le stesse emozioni…
Però il feto nel grembo materno presenta le gambe da adulto:
egli racchiude in sé tutte le potenzialità per essere autonomo,
ma spesso a causa di questo legame, tra i più forti,
vi è una sorta di difficoltà da parte di entrambi a staccare quel cordone
che li ha uniti per mesi e che li ha resi cosa sola.

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S.C.E.L.T.A.
La croce è ricoperta da tante mani, quasi a voler proteggere Chi vi è stato crocifisso.
Ma è davvero così? Oppure vogliono nascondere Qualcuno che in realtà non c’è?
Le uniche cose che restano scoperte sono un codice a barre e i tre fori per appenderla, come se si dovesse ricrocifiggere.
Le mani assumono quindi una duplice funzione e un duplice significato. A te la scelta…

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assolto

Un cubo di terra grezza, apparentemente privo di significato,
nasconde in realtà qualcosa di prezioso ed estremamente fragile: una vita umana.
Il suo interno, infatti, nasconde un feto rannicchiato,
come se si trovasse nel grembo materno.
L’unico modo per vederlo è scolpire il cubo, togliendo la terra che lo imprigiona.
Ma proprio questa operazione, se svolta senza la dovuta cautela,
determinerebbe un danno al feto, che si potrebbe rompere ancor prima di vedere la luce.
L’infanzia violata, non solo fisica ma anche psicologica, inferta di proposito o meno,
risulta essere un fenomeno terribilmente rilevante, arrivando a ferire,
in molti casi in modo irreversibile, l’essenza stessa del bambino,
incapace di alzare una difesa, ma non di chiedere aiuto.
Semplicemente tendendo la mano.

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suiciDIO
Una persona può decidere di porre fine alla propria vita,
in questo caso tramite impiccagione
La maglietta è stata cucita dalla madre dell’artista e immortalata dal fratello,
quindi complici dell’azione.
anche se la persona se n’è ormai andata,
i famigliari restano e devono fare i conti con una realtà nuova,
con un bagaglio di domande a cui ormai è impossibile trovare risposta.
La ricerca di un “perché” è l’ostacolo più difficoltoso da superare: si inizia a ripercorrere la vita del proprio caro,
ad analizzare il proprio rapporto con lui e a chiedersi se si è stati causa del suo gesto. Nell’immaginario del famigliare ricorre quindi un dubbio: è stata anche colpa mia?
Ho commesso qualche errore? Ho detto una parola di troppo?
Potevo fare qualcosa per evitare ciò?
La maglietta diventa quindi spunto di riflessione sui sentimenti e sull’elaborazione del lutto di chi deve, volente o nolente, proseguire il proprio cammino.

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