“Marco Chiurato s’insinua in ogni pertugio disponibile per imporci un’altra delle sue buffonerie. Al XIX Congresso Nazionale del Bonsai – che la signorile Marostica ha ospitato e presentato a suon di trombe e manovre di vessilliferi- viene esposta, con la deplorevole complicità dell’organizzazione stessa, una pianta che porta il nome di Rhododendron Luculentum. Viene spiegato come questa sia originaria di alte lande tibetane e di come sia una sensazionale scoperta di un tale Marco Pastelero Serrano, designato paleobotanico, il quale descriverebbe questo esemplare come un’unicità, per via di una modificazione genetica che la rende fluorescente allo stimolo degli ultravioletti. La didascalia, certo, è imbastita di lessico pertinente e le annotazioni botaniche si dà il caso che siano credibili, tuttavia già l’onomastica del presunto esploratore cileno rivela la firma del pasticcere, che in spagnolo è appunto “pastelero”, per di più “serrano”, montanaro.
Una processione di anime beate accorreva ad ammirare la reliquia, ingegnosamente illuminata con una lampada di Wood. Chi strabuzzava gli occhi per l’entusiasmo, chi con un qualche barlume di diffidenza controllava fidatamente il tablet o lo smartphone per accedere al cuore del sapere umano: Wikipedia. E trovandovi dunque la voce del Luculentum, si metteva l’anima in pace, che fosse tutto vero.
Invece era fatta di pasta di zucchero quest’ultima burla non richiesta del Chiurato e forse della stessa materia è il suo senso dell’umorismo: inconsistente e solubile.
Lei si vuol prendere gioco di tutto e di tutti ma La informo che il Giornalismo è fatto di professionisti e non di bonari creduloni, sciatti, che pubblicano senza impegno. Magari a sua disposizione.
Lei voleva farci fessi, ma nessuno ha abboccato e la sua spiritosaggine è rimasta, come il suo bonsai posticcio, inosservata nella penombra di una stanza a lei riservata.”
Arminio Piovasco di Rondò de “Lo Sberlone Quotidiano”

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bonsaista Sofia Cavalli – bonsaist Sofia Cavalli

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Rhodendron luculentum
ll bonsai di questa pianta è un unicum. Si tratta infatti della recente scoperta di una nuova specie di Rododendro descritta per la prima volta nel 2012 dal paleobotanico ed etnologo cileno Marco Pastelero Serrano, durante una spedizione esplorativa degli altipiani del Tibet. Il Luculentum (dal latino, luminoso) deve il suo nome alla sua particolare fisiologia, che lo rende luminescente se esposto ad un’alta dose di luce ultravioletta. Infatti, per via della rarefazione dell’ozono che si verifica nelle altitudini della regione tibetana, questo particolare tipo di Rhodendron ha evoluto un sistema difensivo contro la dannosità degli UV : grazie ad uno speciale enzima che modifica alcune molecole nei cloroplasti, la pianta produce un pigmento lattescente in grado di assorbirne i raggi per poi emetterli in una suggestiva fluorescenza, esaltata in questo Bonsai per mezzo della lampada di Wood. Dal punto di vista morfologico, si presenta come un arbusto deciduo, dal fusto albino e glabro, foglie coriacee e da infiorescenze a grappolo.

Rhodendron luculentum
The bonsai of this plant is an unicum. It is actually a recent discovery of a new Rhododendron species described for the first time on 2012 by Chilean paleobotanist and ethnologist Marco Pastelero Serrano, during a scientific expedition on Tibet plateau. The Luculentum (a Latin world meaning bright) is named after the particular brightness shown by the plant when subjected to a high quantity of UV rays. Due to the ozone rarefactions of the Tibetans highs, this particular Rododendrum developed a sort of shield against the detrimental rays: thanks to a special enzyme that modify some of the chloroplast molecules, the plant produce a pigment used to absorb the ultraviolet rays. They are subsequently radiated through a suggestive luminescence, enhanced in this Bonsai by a Wood lamp. Morphologically, the luculentum is a deciduous shrub, with a white hairless trunk, leathery leafs and a grape inflorescence.

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