Mia zia è morta, ha indossato le sue scarpe il giorno della sua morte per 1 giorno intero, questo era il suo desiderio.

Prego a mani giunte. Anche se le mie mani non possono.
I miei piedi rattrappiti, contorti e mostruosi non indossano più nulla.
Si dice che morire è nascere a nuova vita.
Io immagino ora di nascere con le mie scarpe, quelle che non potevano stare ai miei piedi deformi.
O è forse stata questa vita ad essermi deforme e non io?
E’ forse la vita a non calzarmi affatto?
La vita è una questione di forme.
Forme che cambiano, crescono, si allungano e ti sono elastiche.
Forme che ti portano in giro.
Le mie forme tornano indietro.
Recalcitrano, s’oppugnano a me, s’accartocciano su se stesse.
Indietreggiano…
Ma dove vanno allora, queste mie forme?
Vogliono chiudersi su di me? Tornare dentro? Cosa vogliono?
Ma dentro fino a dove?
Forse in quella forma prima ed eterna che contiene la potenza di ogni altra?
Quel mausoleo silenzioso e immaginifico dove tutto è cominciato?
Quell’utero in cui da principio il mio corpo ha iniziato ad estendersi, svilupparsi, per poi, incredibilmente, cedere?
Forse continuerò a contrarmi fino ad essere di nuovo chiusa in un morbido ventre.
Forse è da lì che potrò rinascere, con le mie scarpe.
E le dita dei piedi che si allungano e si sfregano dolcemente.
Sofia Cavalli

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