Marco Chiurato, artista e saltimbanco dello zucchero, fra le altre cose, riesce anche a deprimerci; questa volta, però, con un spasmo d’inattesa virtute. In quest’opera dal titolo che già ne rivela il senso, L’Arte di sprecare, l’autore elenca per immagini una serie di packaging sui quali sempre si avanza qualcosa, magari anche per l’angusto design della confezione.

Ma il cuor dell’opera non è ambientalista: no, Chiurato, nonostante la mondana coltre d’irriverenza, si dimostra essere un sentimentale vecchio stampo. Quindi ciò che più lo preme, assilla, disturba, smuove, sobilla, martella, arrovella, ispira, ammorba sono proprio i sentimenti. Quelli banali, di tutti i giorni, che rimangano attaccati alle confezioni che buttiamo senza farci troppo caso, credendo di aver già consumato tutto il necessario.

L’opera ci affronta così: “sapete quanto sprecate di ogni prodotto che comprate e ricomprate in questa saga dello spreco destinata a non finire? No? Figuratevi, allora se sapete quanto di voi avete sprecato e gettato via senza viverlo appieno! Senza arrivare a raschiare per bene il fondo del barattolo…” .

L’idea che Chiurato suggerisce, cioè che quei sentimenti che consideriamo tanto preziosi e insostituibili vengano sperperati a iosa, di fatto finisce per commuoverci o preoccuparci più che il mare d’immondizia che galleggia fuori dalle nostre coste.

Ed è proprio questo, credo io, la riflessione inquietante che questo lavoro solleva, atterrendo anche l’umore più lieto.

ARMINIO PIOVASCO DI RONDO’ de LO SBERLONE QUOTIDIANO

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