Lorenzo Cecilioni e Marco Chiurato perché insieme? Uno limpidamente minimalista, molto vicino all’arte povera; l’altro performer, video-artist, instintivamente provocatorio e ai confini del barocco. Eppure entrambi nel loro processo creativo utilizzano materiali naturali: Cecilioni il sale, il ferro e il legno; Chiurato lo zucchero, i lieviti, la terra.
Il primo invita l’osservatore a cogliere la poesia nelle assenze, nei vuoti, in quei bianchi da cui emergono piccole sagome o forme geometriche misteriose dove sempre sullo sfondo primeggia una materia povera, ma da sempre preziosa. Il sale è un cristallo iridescente, granuloso, ma al contempo delicato. La sua è un’esistenza effimera che Cecilioni sa per l’appunto cristallizzare, prolungandone la vita in quadri-sculture in cui nulla è di troppo. Marco Chiurato invece, con una sensibilità fanciullesca, utilizza lo zucchero per decorare i corpi ( farà una performance 100% zucchero durante la serata), per raccontare tanto di amori perduti quanto di tragedie inumane, ma anche i lieviti, le terre per provocare un’emozione, un moto di repulsione, una riflessione, seguendo la materia nel suo movimento naturale: lo zucchero si scioglie, la terra si spacca, il lievito cresce, si trasforma e spinge come un magma silenzioso.
Questa oscillazione tra naturale e materiale ha tempi progettuali molto diversi: tanto la creatività di Cecilioni è riflessiva e sedimentatrice quanto quella di Chiurato è esplosiva, compulsiva e bruciante. Due gesti artistici diversi, ma entrambi sospesi tra natura e materia.

Mostra a cura di Enrica Feltracco e Giorgia Pigazzi
Comunicazione web Giulia Granzotto

Giorgia Angolo Ansedisio
Via Garibaldi 85
Piove di Sacco
Info cell Giorgia Pigazzi 3935102433
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testo di Massimiliano Sabbion
Sale e zucchero: cristalli di contemporanea esistenza. “Naturale Materiale” – Lorenzo Cecilioni e Marco Chiurato
Nel sale e nello zucchero, nel salato e nel dolce, si instaurano rapporti preziosi, unici, rapporti che scivolano tra le papille gustative ad esaltare i sapori di quello che si degusta.
Sono elementi che si ritrovano in natura ma che l’uomo ha saputo raffinare e decantare fino ad estrarne l’essenza pregiata, ed ora questi prodotti cristallini, puri e bianchi sono diventati la droga contemporanea che scorre nelle vene dell’uomo: troppo sale o troppo zucchero fortificano o uccidono.
Ecco che la vita si fa sedurre dal candore di questi due elementi che, a lungo andare, narcotizzano l’essere umano che arriva a chiedere sempre più sapore e dolcezza nella sua esistenza.
Due prodotti che sono solo apparentemente naturali ma in realtà sono il risultato di un processo di estrapolazione materiale effettuato in maniera industriale e meccanica.
Due artisti, Lorenzo Cecilioni e Marco Chiurato, che si sono resi disponibili ad un confronto di arte, cultura e prodotti scegliendo il sale e lo zucchero come elementi delle loro composizioni nella mostra “Naturale Materiale” a cura di Enrica Feltracco e Giorgia Pigazzi, serata-evento svoltasi il 6 maggio 2016 a Piove di Sacco in provincia di Padova.
Lorenzo Ceciloni, un artista minimalista vicino alle essenze dei linguaggi dell’Arte Povera; Marco Chiurato, performer e video-artist provocatorio, utilizzano per questo evento sale, ferro, legno, zucchero, lieviti, terra.
Lorenzo Cecilioni usa la poesie delle cose raccogliendo i racconti fatti con assenza e vuoti da cui nascono piccole figure e forme geometriche per mezzo di materie povere ma preziose.
L’uso del sale, cristallino e trasparente si coniuga nelle opere di Cecilioni attraverso un’idea evanescente che si dosa tra delicatezza e potenza evocativa: “per l’appunto cristallizzare, prolungandone la vita in quadri-sculture in cui nulla è di troppo”.
Marco Chiurato impiega lo zucchero per decorare e raccontare il corpo umano dove, protagonista di drammi, amori perduti e tragedie si associano, insieme alle terre a ai lieviti, le emozioni per creare uno scompenso viscerale nello spettatore costringendolo a pensare, a riflettere e dove: “lo zucchero si scioglie, la terra si spacca, il lievito cresce, si trasforma e spinge come un magma silenzioso”.
Perché il sale e lo zucchero? Perché poi la scelta di un luogo così lontano dagli spazi deputati alla cultura e all’arte come il comune padovano di Piove di Sacco?
La scelta geografica è arrivata da un lato dopo un’attenta riflessione su luogo e spazi dove esporre, attraverso la cornice di un palazzo del 1400 che si è reso fruibile per un evento contemporaneo, dall’altro da una serie di fortuite circostanze che rendono l’esposizione ricca di suggestione dal sapore magico-spirituale come giusto che sia quando si parla di due elementi primari per l’uomo quali, per l’appunto, il sale e lo zucchero.
La zona del basso padovano dove ha sede l’evento è anche chiamata Saccisica, un microcosmo di terre emerse compreso tra i corsi d’acqua Cornio e Brenta che ne segnano i confini su tre lati, mentre il quarto è rivolto verso le lagune: i maritimi fines.
La natura selvaggia, dominata dall’uomo, è il motivo dell’esistenza delle terre strappate al mare attraverso bonifiche di terreni paludosi che hanno poi fruttato in suoli agricoli.
Si respira la storia del popolo veneto nel territorio della Saccisica, dai primi insediamenti dei Veneti antichi fino all’insediamento romano e longobardo poi, terre sfruttate dalle varie Signorie fino all’arrivo della Repubblica di Venezia.
Ai confini tra terra e mare si sviluppa, tra le altre, la famosa Guerra del Sale del 1482 dove la Repubblica di Venezia dichiarò guerra a Ferrara, a causa del commercio del sale e delle mire espansionistiche sulla terraferma che la città estense aveva iniziato a raccogliere presso Comacchio.
Il sale è la causa del conflitto e dell’estensione verso l’entroterra e gli echi della guerra si risentono anche nel territorio più vicino al mare, la zona del basso padovano.
Lo zucchero invece è presente nel luogo come prodotto lavorato dal 1910 nel vicino comune di Pontelongo dove sorge, per mezzo e volere di azionisti belgi, uno zuccherificio sull’ansa del fiume Bacchiglione tutt’ora in funzione e tra i più antichi sul territorio italiano.
Si incontrano quindi sale e zucchero, droghe bianche contemporanee, lungo la storia e i corsi d’acqua, come vene di un sistema circolatorio che collega il mare alla terra, come avviene infatti per il basso padovano che fa da cerniera tra il mare e l’entroterra.
Un mondo di frontiera dove la dolcezza confina con il salato e viceversa, dove si legano rituali antichi simili a performance moderne nell’uso degli elementi.
Nelle opere in mostra è quindi utilizzato il sale, sostanza preziosa e magica, usata nei riti purificatori fin dall’antichità per togliere la negatività; il lavoro stesso quando si deve compensare e pagare utilizza la parola “salario” come reminiscenza legata ai soldati delle legioni romane che venivano pagati con il sale; il sale inoltre si ritrova nell’infinitamente grande, il mare, e nell’infinitamente piccolo, le lacrime.
Anche lo zucchero, usato nei lavori presentati porta con sé la storia del suo passato e della suo significato spesso legato ad un’idea di piccolo premio per addolcire l’accettazione di qualcosa di sgradevole; è utilizzato in forme diverse da come nasce come la possibilità di renderlo caldo e leggero come una nuvola quando diventa “zucchero filato”, un batuffolo di inconsistenza appiccicosa ed eterea, eppure spesso questa sua piacevolezza nasconde insidie ammalianti come avviene nelle case delle favole fatte di biscotti e zucchero perché la dolcezza attrae e seduce.
È indicativo che le papille gustative nella lingua siano conformate in maniera tale che il sapore primario sia dedicato alla dolcezza sulla punta mentre il gusto del salato ai lati e l’amaro, il “boccone amaro” da mandar giù nelle cose e nella vita, sia situato nel fondo.
Lorenzo Cecilioni e Marco Chiurato in mostra presentano così l’antitesi delle cose, gli opposti che si mescolano e attraggono, il tutto tra magia e impasto in un ambiente che respira la storia, l’arte e la cultura di secoli, in un luogo strappato al mare, dove la natura selvaggia ha creato e fortificato le genti, dove i fiumi scorrono e si insinuano nelle cose lasciando lo strascico di una storia tra le storie che rivive nelle performance e nelle opere dei due artisti che si prestano ad usare qualcosa di “naturale” per creare un qualcosa d’altro di “materiale”.
Sale e zucchero diventano gli strumenti per la trasmissione di pensieri ed emozioni, elementi dal colore cristallino e puro, bianco, un colore che simboleggia il confine dell’inizio della fase vitale.
Il bianco, come simbolo di speranza del futuro e nel quale si ripone la fiducia nel prossimo e dove si mescolano simbologie di divinità e spiritualità sommate ad una enfatica rappresentazione del silenzio e del freddo.
Niente di più “naturale” che una manciata di sale e una cucchiaiata di zucchero per rendere meno “materiale” ed efficace il percorso emozionale dell’esistenza.
Le opere di Lorenzo Cecilioni e marco Chiurato vivono quidni in un luogo quasi mistico che, chiedono di essere legate allo spettatore, quasi chiamato in causa ad “infiammare” con la sua presenza il significato di ogni elemento che brucia e ossida a contatto con l’aria fatta di storia e passionalità, basta poco infatti e anche sale e zucchero possono prendere fuoco.
autore: Massimiliano Sabbion

 

 

 

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