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Oltre il Salone 2019 “Omaggio ad Alessandro Mendini”

Closed Gallery
Marostica (Porta Basano) di Marco Chiurato
Presenta
“I compleanni di Alessandro Mendini”
Di Marco Chiurato
12-13-14 Aprile 2019
Testo critico di Massimiliano Sabbion
inaugurazione
“Il vuoto di Mendini”
Venerdì 12 aprile ore 18,00

Il 18 febbraio 2019 è morto il designer e architetto milanese Alessandro Mendini, un artista che ha segnato la storia tra rinnovamento e fantasia, un uomo in primis che, attraverso i ricordi di chi lo ha apprezzato e conosciuto, rivive nella mostra omaggio di Marco Chiurato “I compleanni di Alessandro Mendini”, tra i ricordi dell’artista vicentino riaffiorano i compleanni e gli incontri avvenuti con il designer lombardo di cui restano le opere, le fotografie, i video, le testimonianze che non colmeranno mai comunque il vuoto lasciato.
L’apparenza spesso si presenta come un biglietto da visita per far vedere dietro cosa c’è, l’apparenza è ingannevole come un soffio di vento, come una decorazione da pasticceria fatta di zucchero: bella e preziosa, ma che nasconde la caducità e la fragilità se la si tocca o manipola in maniera errata.
L’apparenza sono tutte le opere d’arte di una galleria di cui fanno bella mostra in vetrina, ma una volta varcata la soglia dentro c’è il vuoto, il nulla, lo spazio enorme di chi non sa e percepisce solo quelle che vede, non quello che si sente.
La mancanza di un artista, di un amico, di un uomo riaffiora nella mostra di Marco Chiurato perché si può sempre ricordare un grande uomo con le sue grandi opere e parole, ma diventa tutto più semplice e facile farlo in questo modo; e se invece si potesse solo ricordare e riflettere sul senso di “vuoto” lasciato e da colmare? Lo spettatore è invitato dall’apparenza ad entrare nello spazio espositivo per completare questo vuoto lasciato da chi, il 18 febbraio 2019, ha lasciato per sempre questo mondo.

L’incontro di Marco Chiurato con Alessandro Mendini avvenne in maniera sfacciata e rocambolesca: l’artista di Marostica non esitò a presentarsi davanti all’architetto e designer milanese con la provocazione narrata dalla riproduzione in zucchero di un mobile progettato dal designer stesso che, tra lo stupito e il divertito, lasciò entrare nel suo studio Marco Chiurato perché potesse dare vita alla sua performance distruggendo a martellate l’opera in zucchero.
È il giorno della loro conoscenza, è il giorno della presa di posizione di follia, umiltà e divertimento che inebria l’aria e farà ritrovare i due nel nome dell’arte in altre occasioni.
Fiera del Lusso: qualche anno dopo il loro primo incontro Chiurato e Mendini firmano insieme a Cleto Munari un dolce alto sette metri, ripresentato poi nel 2015 a Expo Milano e distrutto con una triste fine nel Padiglione Sudan.
Nello stesso anno, il 16 agosto, l’incontro si salda con la ricorrenza del compleanno di Alessandro Mendini, dove Marco Chiurato si presenta con un regalo simbolo di arte e dolcezza per il Maestro: un dolce decorato per dieci persone e la riproduzione di un mobile di Mendini in scala quasi microscopica ridecorato poi dallo stesso Mendini in sede e restituito a sua volta come regalo a Chiurato: un oggetto che si fa dono a sua volta e regalo per chi lo ha dato e poi ricevuto.
L’onda dei ricordi sgorga dalla viva voce di Marco Chiurato che racconta tra il serio e il faceto gli incontri semplici, fatti quasi come giochi tra i due: il giovane che sorride e provoca, l’artista maturo che si presta e ne ride compiaciuto: “Alessandro ti ho portato un regalo!” “Che cosa hai portato Marco?” “Apri e vedrai”, ed ecco comparire una scatola contenete ingredienti per la realizzazione di un dolce e il necessario per diventare cake designer, diventato chef per un giorno con un’impresa tutt’altro che facile Alessandro Mendini impasta e cucina un dolce firmato “Alessandro Mendini”, un pezzo di storia, un pezzo d’arte che sarà mangiato dai presenti e dell’arte non vi sarà più traccia…
La faccia divertita e l’espressione ingenua da bambino che escogita sempre nuovi regali e giochi di Marco Chiurato si scontrano con lo sguardo curioso di Alessandro Mendini che aspetta sempre le trovate dell’artista veneto: una scatola di legno sigillata con delle viti recanti l’avvertimento “Se apri la scatola devi accettare tutto!”, presto fatto, contratto firmato e accettato: al suo interno opere in miniatura di Ettore Sottas da distruggere con un martello!

“Ciao Alessandro! Mi tieni aperta la porta? Dai che pesa!”
“Marco…ma…cosa ci fa con un televisore in braccio?”
“Alessandro devo buttare questa tv ormai vecchia, ha il tubo catodico vedi? Sono modelli che non si usano più! E mi sono chiesto, perché buttarlo? Lo porto ad Alessandro!”
“Perché proprio a me?”
“Perché così diventa un’opera d’arte no? E ci risparmiamo la via dell’ecocentro, dove andrebbe a finire e buttato.”
Mendini accetto di buon grado la tv dal tubo catodico e contemporaneamente apre la finestra di casa e sullo schermo disegna ciò che vede dal paesaggio esterno direttamente sullo schermo.
“Ecco. Ho disegnato sullo schermo che serve per vedere ciò che in realtà io vedo. Bene, ora caricalo in auto e portatelo a casa questo televisore con tubo catodico Marco!”
L’anno dopo Marco porta ad Alessandro una tela bianca, pronta per essere usata e Mendini si mette all’opera disegnando e alla fine guardando il risultato esclama: “Marco, questo disegno non mi piace…” e di pronta risposta Chiurato: “Alessandro, se non ti piace te la lascio!” e la tela rimase a Milano, perché? Perché questi gesti di accettazione o repulsione?
Perché non tutto quello che ci piace resta con noi, spesso le cose che non si amano ci rimangono addosso, appiccicate, accettate, fagocitate e restano dentro: una scatola può nascondere l’invidia verso chi ha realizzato cose migliori di noi, i bocconi si possono ingoiare come torte zuccherose, magari impastate con le nostre mani, il lavoro che si compie può diventare gioco e fantasia, divertimento, follia.
Chissà, spesso quel “portatelo a casa” rivolto ai regali di Marco sono rimasti nel limbo del pensiero di chi li ha fatti e di chi li ha ricevuti: Mendini ha preferito rispedirli al mittente o metterci la faccia e la firma sapendo che un giorno questi stessi oggetti sarebbero poi stati considerati opere d’arte uniche oppure semplicemente uno scambio di battute e di stima, di amicizia tra il giovane artista e il vecchio designer?
È una risposta non colmabile, come il vuoto di chi non c’è più e non puoò rispondere alla nostra domanda.
Massimiliano Sabbion

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