Marco Chiurato, artista polivalente, pluripoliedrico e ultraattivo, operante in terra veneta in quel di Marostica (Vicenza) ma che ha fatto parlar di sè più volte anche la stampa internazionale, non si smentisce nemmeno con la sua ultima provocazione datata marzo 2020, i piatti “ANTICHEF COLLECTION”, una serie di dieci piatti dieci presentati da LEPENEDARTISTA s.r.e. (società a rischio elevato), by Marco Chiurato ugualmente. “Visto che non ho più niente da dire – dice – mi sono messo a fare i piatti”. Ma perchè proprio questi oggetti? “Perchè almeno la bocca la si usa per qualcosa, sui piatti”, rincalza la dose. L’autore marosticense è noto per essere un interessante punto di riferimento da anni per l’arte contemporanea fatta di provocazione e messaggi anche importanti, sociali, e ha così catalogato i “recipienti di forma circolare” partendo dal primo, il piatto – hashtag, porta cellulare, per tutti quei disperati (lui li chiama in ben altra maniera) che quando mangiano si mettono in tavolo anche l’onnipresente oggetto, continuando a trafficarci sopra. Quello che segue sono alcune sue dichiarazioni sulle proprie opere. “In questo primo piatto ci sono delle immagini, nel cellulare, tratte si’ da un noto social ma che mostrano elementi gastronomici, cosicchè la persona si mangia le immagini del telefono e dal telefono direttamente, sia che si tratti di pastasciutta o di carne”. Dichiarazione che non fa una piega. Segue il piatto fantasma, dove si vedono delle patatine fritte (grandissima passione dell’artista). Le stesse sono come dentro a una tasca, un ripiego del piatto, nascoste, proprio perchè non le vedano gli altri e se le portino via. “Ma al posto delle patatine può esserci qualsiasi altra passione gastronomica” – ci dice il nostro – “anche se è NATO per le patatine fritte”. Dopo, c’è il piatto piselli in umido, che presenta sei calchi di sesso femminile – “reale” – ci tiene a dire, con un foro al centro , e un pisello per ogni foro, che si può mangiare con lo stuzzicadenti. Quarto piatto, il piatto sprecato. Al centro, un foro, con un tappo in gomma, dedicato se così si vuol dire a tutti quelli che buttano via il cibo, gli spreconi appunto. Quinto tappo , è il piatto champagne rosè, con un grande foro centrale misura seno medio, coperto da un calice al rovescio. Il foro serve per mangiare la tetta. Sul bordo dello stesso, uno spazio portafragolina. “E’ stato chiamato così – ci dice Chiurato – perchè la tetta, singolare, quella che, levato il calice per bere, passa su quel foro, è vicina al rosa come colore” – . Il calice di vetro, levato, come detto serve per bere lo champagne, a piccoli sorsi, – “magari a piacimento mischiando il liquido vinicolo a una succhiatina della dolce protuberanza femminile messa allo scoperto, oppure anche no, perchè è sempre tutto è a piacimento e gusto personale” -. Seguono gli altri cinque, tutti da scoprire (vedi il link sotto il titolo), a partire da piatto del cattivo ricordo, con innesti sia da un lato che dall’altro per prenderlo con le mani “e spaccarlo in testa al cuoco che ti ha fatto un pessimo pranzo”, il piatto murena, che tutto attorno ha conchiglie, crostacei ecc, dove lo stesso pesce ma in voce di metafora, può uscire dal foro per poter essere trattato in vari modi… Ultimi tre, il piatto pi-atto giudiziario, dove con un martello si può spaccare la noce, a mo’ di sentenza del giudice quando lo usa, poi si torna ancora sulle metafore sessuali, nel piatto di lingua di vacca: “piatto molto interessante, dove si può, attraverso il foro praticare un cunnilingus che può culminare nel foro “a discesa” verso chi lo pratica, e per finire, il piatto ossobuco, altro momento altamente erotico. Ecco, in sintesi l’esegesi di Marco Chiurato Voglia di stupire? Dabbenaggine? Provocazione facile? No, solo Marco Chiurato, artista. Illuminato esempio di ironia e vivacità in un mondo spesso, ora più che mai, di desertificazione culturale.
Francesco Bettin
PIATTO SPRECATO
PIATTO CHAMPAGNE ROSE’