Ci sono dei legami a cui non puoi sfuggire, li puoi perdere, li puoi allontanare, ma loro sono lì che aspettano silenziosi, muti nella loro non presenza che non significa assenza. E poi tornano magari acciaccati, un po’ indeboliti, ma uno sguardo, un gesto, una parola ti legano nuovamente, indissolubilmente a loro. Fili invisibili si trasformano in corde robuste che di fronte al dolore si annodano sempre più, con maggior vigore, forza, potenza fino ad annientare il male e a ritrovare un pezzetto di cielo azzurro.
testo di Enrica Feltracco
Quando si pensa allo scorrere della vita, alle cose che si sono fatte e si faranno, alle persone che lungo il cammino incontri e perdi nel corso del tempo, riaffiorano sempre una marea di ricordi e di pensieri.
A tutti prima o poi capita nella vita di affrontare dei momenti difficili e quando la partita volge al termine ci si accorge di quello che si è fatto e dato, qualcuno si annulla mentre qualcun altro si ferma per pensarti e darti sostegno.
La vita è fatta di poco o niente, qualche affetto vero, amici che sono famiglia, qualche piacere, diversi dolori e una passione sola che poi cresce, per alcuni può essere un concetto astratto per altri una concretezza, per me è l’arte.
Legami di sangue, di affetto e di famiglia restano insisti poi nell’anima, a me l’arte piace perché con essa si esprimono le emozioni che spesso le parole non dicono.
Già nel mondo antico per ricordare una persona si sono profilati ritratti, mausolei, architetture, statue, tutto per lasciare un segno ai posteri e ricordare come le più belle cose materiali sono solo un simulacro di quanto il tempo per quanto inesorabile e tremendo non possa tornare indietro ma vivere attraverso i ricordi, le memorie e le polverose rimanenze che si mescolano in scena tra nostalgia e visione onirica.
Nell’immaginario artistico si mettono in atto cose note, cose che si sono amate ma allo stesso tempo rifiutate e nelle immagini emergono i sogni lacerati tra eros e morte.
Più la vita si allontana più ci si aggrappa alla carnale presenza che pulsa di sangue ed esistenza, molti gli artisti contemporanei che hanno allestito questo percorso, primo fra tutti Hermann Nitsch, esponente dell’Azionismo Viennese di cui fanno parte anche Günter Brus, Otto Mühl e Rudolf Schwarzkogler.
Con le sue azioni Hermann Nitsch suscita spesso ribrezzo e disgusto, questo per iniziare il pubblico ad un’azione di purificazione e catarsi con valenze rituali e sacre come espresso nel Teatro delle Orge e dei Misteri.
Croci, sangue, tanto sangue, simbolo di vita, sacrifici, nudità e colori si ritrovano nei riti che celebrano la totalità della vita tra sacro e profano.
È un simbolo che si ripercorre tra la vita e la morte, tra il sangue rosso vivo che scorre e pulsa nelle vene quando il corpo è invaso dalle emozioni.
Gli artisti contemporanei con le loro performance svelano senza strati e senza protezioni, senza “la pelle dell’uomo” a fare da pellicola ma si presentano direttamente nudi, nell’anima, nelle emozioni come succede nelle azioni di Marina Abramovic, Gina Pane, Vito Acconci e che ancora ritornano nelle opere emozionali di Marco Chiurato come “LEGAME” in cui si parla di un rapporto indissolubile, quello tra padre e figlio, tra corde che nascono come lacci e che sono cordoni ombelicali prettamente maschili che oscillano tra odio, rivalità e amore e nel mezzo il lievito madre che si impasta e fonde con le due sedie legate l’una all’altra, di fronte, perché un figlio è lo specchio del padre, è la mascolinità, la forza, il vigore, la potenza di un segno che si ripete giorno dopo giorno.
La madre è la vita, il padre ne è la forza motrice che stimola a migliorare e continuare e, nonostante le impervie avversità dell’esistenza, a proseguire il cammino.
I legami, che siano essi d’amore, di fraternità, di amicizia sono quelli che accompagnano l’esistenza dell’uomo fino alla fine e che non si perdono ma si trasformano in altri legami, in altri intrecci dove ci si perde e ci si ritrova, dove si cade e ci si rialza, dove esiste la concreta possibilità che non ci si perde nella vita con chi si ama, può succedere che si prosegue per vie parallele in un binario diverso, a volte si scende dal treno e poi lo si recupera, ecco allora che ci sono amici che diventano famiglia e famiglia che diventa la base per la solida comprensione del “Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?” come il famoso dipinto di Paul Gauguin, già, in effetti, da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo? Forse si cammina soli con se stessi ma accompagnati da una moltitudine di legami che non si sciolgono, mai.
Massimiliano Sabbion