“5925 cm. cubi #2 – Mascherina” – Contenitore in plexiglass – 2020
REVISIONE DI PROGETTO
ARTE – Marco Chiurato – “OLIMPIA IN SCENA”
Il nuovo progetto artistico, nel tempo del Covid-19, uno spazio chiuso
Quello di Marco Chiurato è un progetto artistico che nasce ispirandosi alla evoluzione del virus pandemico Covid-19, con le sue/nostre visioni, chiusure e aperture. Sul tema, sono state fatte mostre, discussioni, trasmissioni televisive e molto altro; ma un artista che su questo virus abbia immaginato un progetto aggregante, con la proposta di creare un gruppo di artisti che operino dentro un sistema di “regole”, quasi un manifesto come usavano fare le Avanguardie del ‘900, è cosa nuova. Chiurato, non si limita ad analizzare le emozioni, paure e ripercussioni sociali ed economiche che questa pandemia virale ha innestato nella società umana. Lui vuole soprattutto rendere artistiche le evoluzioni della percezione spazio/tempo che la malattia ha generato in noi. Intende scoprire, svelare i modi in cui si è modificato il nostro interagire all’interno dei nostri ’possibili’ movimenti dentro spazi e tempi di vita necessariamente modificati. Riporto qui di seguito la ‘Bozza- manifesto’ del suo progetto: “Nel corso dell’anno 2020 a causa del pandemico Covid-19, ho elaborato, in modo più profondo, quanto lo ‘spazio’ sia determinante per la nostra esistenza quotidiana. Non che in precedenza non abbia percepito i limiti spaziali riferiti al movimento in genere, solo che il lungo periodo di ‘chiusura’ atta a prevenire la potenzialità del contagio, ne ha sottolineato l’importanza. In questo contesto ho elaborato alcuni punti di un possibile percorso artistico che potrà coinvolgere anche altri artisti”.
1 – Possono aderire al progetto, artisti che abbiano come obiettivo principale, nelle loro opere, riferimenti alla infezione pandemica del Covid-19 e che sottolineino le diversità di spazio, emotive e non solo, da questa imposte.
2 – Per raggiungere questo obiettivo, scriverò ora al plurale immaginando la partecipazione di altri artisti, useremo e si porranno in evidenza gli oggetti d’uso, ma non solo, che troveremo dentro le nostre case, principali luoghi della nostra ‘clausura’, decontestualizzandoli, all’interno di uno spazio ancora più limitato e angusto, per
approfondire e comunicare la percezione di questo spazio ‘diverso’ da quello da noi abitualmente frequentato.
3 – La evoluzione del progetto sarà in sintonia con l’evoluzione del virus Covid-19.
4 – Le opere, come già scritto sopra, verranno ‘rinchiuse’ in spazi più piccoli dai consueti, e non accessibili al fruitore dell’opera. Per esempio inseriti in teche in plexiglass saldate ermeticamente, o in contenitori composti da altro materiale, che potranno anche nascondere’ l’opera, ma che siano ugualmente non ‘apribili’.
5 – Con queste opere e gli scritti che verranno elaborati in merito, si intende sottolineare quanto questa pandemia virale sia stata, è e sarà foriera di un nuovo livello di coscienza , o comunque di una diversa percezione dell’esistere e dell’interagire con le altre persone, gli animali, la materia vivente in genere, all’interno di uno spazio finito e infinito.
6 – Si potrebbe anche definire questo progetto, un progetto Non-Spaziale, in giocoso contrasto con lo Spazialismo di Lucio Fontana, in quanto invece di ‘aprire’, con un taglio sulla tela uno spazio verso altri spazi, chiude e restringe lo spazio da noi percepito dell’oggetto-opera”. Marco Chiurato – Marostica – Dicembre 2020.
L’analisi artistica di Chiurato, si sviluppa, quindi, su due temi specifici in periodo di Covid-19 lo spazio/tempo e la quotidianità, spesso forzata, vissuta all’interno della propria abitazione, la casa. Il rapporto che lui crea con gli oggetti della quotidianità, che vengono segregati e ‘allontanati’ dentro teche (ma si potranno usare anche altri contenitori che ‘separino’ da noi gli oggetti scelti) ci conduce verso una analisi del significato delle nostre ‘abitudini’ relative alla precedente quotidianità che ritenevamo sicura, acquisita, scontata. E invece il Covid-19 ha rimescolato le carte! La casa/contenitore può diventare fastidiosamente stretta, una prigione, claustrofobica e con essa gli oggetti che la abitano, che possono assumere aspetti e usi inaspettati, funzionali a gesti noiosi e infastidenti. In alcuni casi, non pochi, alcuni oggetti sono diventati oggetti di violenza ‘fra le mura’ domestiche, soprattutto verso le donne. Moltissime altre sono le considerazioni che si potrebbero fare in merito alla ‘chiusura’ analizzata da Marco Chiurato. L’artista si limita, in questa partenza progettuale, a decontestualizzare gli oggetti in questione, non come fecero i ‘poveristi’, elevandoli ad opera d’arte esaltandone lo spazio intorno, ma chiudendoli ermeticamente dentro uno spazio angusto, potentemente significante, compiendo così un ‘gesto’, un atto (quasi) scaramantico, di relativizzazione dello spazio stesso, come se riducendo lo spazio occupato dall’oggetto si ampliasse lo spazio vissuto dall’artista stesso. E vuole essere, il suo, un tentativo di analizzare gli effetti di una chiusura che gli è stata imposta, attraverso la visione di quegli oggetti che avevano rappresentato, finora, alcune applicazioni in ‘libertà’. Nello stesso tempo, e qui è veramente possibile l’atto scaramantico, ‘chiude’ in una teca in plexiglass, anche una ‘mascherina anti contagio’, che prima non era di uso comune, e allontanandola da sé, la osserva come un oggetto alieno; così come alieni potrebbero diventare tutti gli oggetti costretti in uno spazio inaccessibile. I riferimenti, poi, a molti altri ‘luoghi’ di reclusione, carceri, ospedali (immaginiamo la sofferenza dei pazienti con la testa ‘ingabbiata’ in un casco per l’ossigeno), e altri ancora, verranno sicuramente affrontati nel tempo. L’opera per l’artista, è principalmente la teca, il contenitore, la parte più concettuale, il titolo infatti è ricavato dal suo volume, che rinchiude lo spazio all’interno del quale mette l’oggetto (o possibili vari oggetti), che diviene l’elemento più emozionale. L’oggetto che rimane osservabile se il contenitore è trasparente, o diventa ‘invisibile’ se il contenitore non è trasparente, per esempio se fosse fatto in legno. In tutti e due i casi, si può anche percepire una qualsiasi altra immagine che, come mi dice Chiurato, è una immagine oggettuale “proiettata in un non-spazio”. L’opera potrà essere spostata da un luogo all’altro, senza che il suo spazio interno subisca alterazioni se non quelle dovute a temperature esterne che modifichino lo stato fisico del gas all’interno del contenitore (normalmente aria, ma a voce Chiurato mi dice che potrebbe anche inserire diversi tipi di gas) o del materiale costituente il contenitore stesso. Anche lo sfondo che circonda l’opera potrà variare, modificandone l’effetto percettivo. Questa per Marco Chiurato è una ‘partenza’, un viaggio della mente che necessariamente lo porterà a evoluzioni del progetto per ora solo ipotizzabili.
Gianni Maria Tessari (OLIMPIA IN SCENA)
“9420 cm cubi #1 – Gatto” – Contenitore in plexiglass – 2020
“236 cm. cubi #1 – Cibo per gatto” – Contenitore in plexiglass – 2020
“942 cm. cubi #1 – Bistecca”– Contenitore in plexiglass – 2020
“117.750 cm. cubi #1 – Rubinetto” – Contenitore in plexiglass -2020
“117.750 cm. cubi #2 – Bambino” – Contenitore in plexiglass – 2020
“942 cm. cubi #1 – maniglia”– Contenitore in plexiglass – 2020
“6594 cm. cubi #1 – Denaro” – Contenitore in plexiglass – 2020
“9420 cm. cubi #2 – Coltello” – Contenitore in plexiglass – 2020