Briciole di Expo
promessa registrata da indubbia presenza
e biglietti venduti
milioni
lunga fila per un niente, per imitazione e sfida,
avvolte da architettura effimera
pronta per ogni clima
martire di un testo illeggibile
indifferente al presunto messaggio
frettolosa demolizione restituisce macerie di suolo devastato
e di inerti
su cui non resta che costruire nuovo artificio
con l’avvallo di una Carta straccia, quella di una Milano
stupita del suo ritardo
di carta, in parte riciclabile, è l’esito
mentre si cancella biodiversità dove si può
ovunque
si diffonde l’ OGM competitivo e leggero
svanisce la conoscenza del suolo e dell’acqua
si fugge dall’intollerabile e dall’incredibile, salvo sbattere contro muri improvvisati
di cemento e regola, di ironia e sufficienza
si dubita dell’innovazione e delle sue capacità di recupero
‘non dubitare amico, ce la faremo comunque’
e si fa silenzio la primavera
anche dopo il DDT che uccideva gli uccelli di Rachael
lunga e inutile l’attesa dell’ ape e dell’ospite
per il polline perduto e i suoi frutti
breve il contatto con una terra rubata
finzione il suo valore senza le braccia di chi fugge per sempre le sue generazioni
esplosa la città oltre plausibili previsioni
e precaria la domanda di cibo e di acqua buona
all’ingresso di ogni padiglione dismesso
si corica un affamato
l’ultimo di una fila
raggrinzito
ha il colore della terra che lo accoglie
e le rughe dell’inedia
non si aspetta la briciola di un pasto veloce e costoso
(l’ hanno già presa i piccioni e il vento)
il vuoto di un successo di birra e patatine fritte
non lascia traccia, forse un po’ di dipendenza
e allora ci si chiede
dove verrà conferito l’ affamato
con quali mezzi e precauzioni
in quale discarica attrezzata e monitorata
chissà
forse in un padiglione della prossima Expo
a memoria
D. Patassini